Fraintendimenti nel VING TSUN

Fraintendimenti nel Ving Tsun

 

[Trad. dal tedesco in inglese di Bjorn Austraat – Trad. in italiano di Stefano Lena]

La sezione “Fraintendimenti nel Ving Tsun” in ogni forma di Ving Tsun Kung Fu sarà un forum in cui discutere argomenti e principi che sono comunemente fraintesi ed hanno un impatto negativo sullo stile in genere.

La frequente mancanza di un pensiero realistico e pragmatico rendono inutili tecniche che sarebbero invece efficaci.

Il mio insegnamento nei seminari ho evidenziato in modo esplicito la semplicità del nostro stile.

Questa semplicità ha reso possibile il fatto che il Ving Tsun si sia dimostrato uno dei più efficaci stili di combattimento nel mondo del kung fu cinese.

L’immaginazione a briglia sciolta è il più grosso nemico del Ving Tsun.

Può condurci nella terra del “tutto è possibile” e questo fino ad un livello visto solo finora in altri stili.

Uno dei modi migliori per giudicare la qualità del Ving Tsun è il grado di adesione ai suoi principi fondamentali. Uno di questi è il principio della linea centrale.

La maggior parte del bersagli primari – ugualmente importanti da attaccare e difendere – si trovano vicini alla linea centrale.

Tutti gli esercizi del Ving Tsun enfatizzano l’attacco e la difesa simultanea in ogni azione. Il pugno sulla linea centrale, per esempio, attacca e protegge simultaneamente la linea centrale, poichè ogni azione deve protegge la propria testa.

Il tipo di attacco frontale che è tipico del Ving Tsun non solo fornisce protezione all’attaccante ma pareggia anche la portata e l’impatto di entrambe le braccia.

Ciò è in contrasto con elaborate manovre di rotazione del corpo che comportano instabilità e perdita di potenza.

Nel Ving Tsun giriamo solo per deviare un attacco, guadagnare terreno verso l’avversario o semplicemente per dirigerci verso eventuali altri avversari.

Uno dei più grossi errori in questo contesto è di pensare di poter sfuggire ad attacchi seri semplicemente “spostandosi dalla traiettoria” e lasciando che l’avversario ci passi oltre. Cosa che viene spesso dimostrata in modo aggraziato e con un certo orgoglio.

Certo che funziona, ma solo se chi mi attacca non è particolarmente sveglio, non vuole colpirmi davvero o mi attacca con un solo singolo pugno.

Come ho avuto modo di dire già molte volte, il combattente di Ving Tsun non sottovaluta mai il suo avversario.

Proprio all’opposto contrario, egli deve sempre pensare che l’altro combattente sia sempre nella condizione di difendersi e partire con un altro attacco. Non dovremmo mai pensare al nostro avversario come ad un toro che carica alla cieca.

Ovviamente, sembra fantastico: uno tira un pugno a piena velocità verso il braccio completamente esteso dell’avversario, l’impatto trasforma il braccio di questo in un Bong Sau mentre ruota su un lato e sposta il peso sulla gamba arretrata.

L’attaccante è incapace di reagire e finisce oltre il bersaglio.

Suona bene e praticamente “si vende” da solo!

Purtroppo, funziona solo nelle dimostrazioni pre-concordate e solo se l’avversario è non solo molto forte ma anche eccezionalmente stupido.

Ecco invece uno scenario più realistico: il mio avversario pensa che sicuramente mi sconfiggerà (dal momento che ha deciso di attaccarmi) e naturalmente vuole andare a segno.

Con una serie di pugni diretti precisamente a deformarmi la testa, e non il braccio, lancia il primo attacco quando è abbastanza vicino .Il fatto che trova il mio braccio steso in mezzo non gli frega poi tanto. La sua scarica di pugni mi fa girare mentre cerco di schivare.

L’energia del suo attacco mi ha fatto ruotare, ma le leggi della fisica elementare dicono che non sarò in grado di muovere il corpo tanto velocemente quanto le braccia del mio avversario. Girare fuori traiettoria non solo renderà il mio pugno inefficace, ma impatterà anche negativamente sul mio equilibrio a causa del movimento all’indietro.

L’avversario, che non sta ad aspettare la mia mossa successiva, ha già modificato la sua linea di attacco verso la mia nuova posizione, e attacca.

Tutto questo mi ha portato in una posizione sicuramente peggiore di quella in cui ero prima di iniziare a girare.

Provo a muovermi disperatamente nell’altra direzione, girando ancora, ma ovviamente il mio avversario tira pugni più velocemente di quanto io possa ruotare.

Lui ha guadagnato un bel pò di spazio ed è già pronto a tirare il prossimo pugno, mentre le mie “rapide” mosse evasive e le risultanti forze centrifughe mi stanno sbilanciando.

Le mie stesse mosse difensive non sono supportate da una struttura solida e diventano quindi inefficaci.

L’analisi di questo ipotetico scenario mostra che spostare la propria linea centrale, girando verso l’esterno da una parte, non intacca minimamente l’attacco dell’avversario.

Diversamente dai partner collaborativi nelle dimostrazioni, non giocherà il ruolo del toro che carica alla cieca.

Come visto, tutto quello che deve fare è aggiustare la linea di fuoco.

Allo stesso tempo, ha guadagnato un bel po’ di spazio e il suo movimento in avanti ha aggiunto forza ai suoi pugni, mentre le mie piroette tolgono forza alle mie reazioni. Spostare il peso sulla gamba dietro rende inoltre difficile muovermi in modo corretto.

Questo mio spostamento significativo del centro di gravità implica uno spostamento del peso del corpo che concede alto spazio all’avversario e rende la mia posizione ancora più instabile. Tutto è pronto per il disastro. La mia ultima mossa è di girare ancora, stavolta direttamente verso il pugno dell’avversario – Fine del gioco.

Ci sono molte ragioni per cui spostare la tua linea centrale avanti e indietro come descritto non ha senso. Non migliora, ed anzi peggiora, la tua posizione per il resto dello scontro. Significa che non solo devi combattere contro l’avversario, ma anche contro la tua stessa mancanza di stabilità. Giusto per dirlo, i pugili imparano dall’inizio ad inseguire e riorientarsi verso l’avversario.

Praticando con intelligenza ci prepariamo per la realtà, cioè che anche il nostro avversario non vuole essere colpito e tenterà di schivare i nostri colpi e di portarsi in una posizione migliore. Usando abili tecniche di pressing proviamo a guadagnare terreno sul nostro partner di allenamento riducendo le sue possibilità di contrattaccare.

Questo approccio è parte del Ving Tsun e viene introdotto nella seconda forma, Chum Kiu.

E’ anche fra le prime cose che ogni studente di Ving Tsun sperimenta nel Chi Sao.

In 13 anni di Ving Tsun posso dire di aver notato che molti stili di Ving Tsun mostrano significative difficoltà nel confronto con altre arti marziali.

Ci sono praticanti di Ving Tsun arroganti che mimano “lo stupido karateka” che attacca nella posizione bassa, tipica dei kata, o che resta con i gioielli di famiglia esposti mentre esegue un calcio alto. Salvo poi essere proprio questi “stupidi karateki” con i loro ganci e sventole a far perdere l’equilibrio al Ving Tsun di questi praticanti arroganti.

Pur considerando il Ving Tsun efficace e pericoloso, anche il difendersi da attacchi del loro stesso sistema – strano a dirsi – non sembra mai un problema. Ogni pugno è messo perfettamente in posa e viene deviato senza sforzo. Dopo tutti questi anni di sviluppo del Ving Tsun in generale, le sventole creano ancora più problemi che mai.

La quantità di rotazioni e giri ti faranno girare la testa! Un calcio alla testa o un calcio basso alla tibia e tutto va in frantumo. Suona quantomeno bizzarro che stili di combattimento definiti “illogici”, qualche volta chiamati in modo svilente “sport”, siano in grado di mandare a gambe all’aria il mondo del Ving Tsun così facilmente

Questo è il motivo per cui sono stati fatti molti tentativi di importare principi di altri stili nel Ving Tsun. Avere grosse lacune di base sul proprio sistema portano a cambiare di continuo le forme, applicare logiche diverse ad ogni tecnica e modificare i principi fondamentali alla bisogna.

In conclusione, tutto questo fornisce un fertile terreno di coltura per l’offuscamento della realtà, dato che le risposte a eventuali domande intelligenti le spiegazioni di tecniche senza senso possono semplicemente essere etichettate come “segreti”.

Philipp Bayer

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