CHI SAO E “SENSIBILITÀ”

CHI SAO E “SENSIBILITÀ”

Gli esercizi del Chi Sao sviluppano una qualche forma di “sensibilità”?

Dipende da cosa si intende…

Prima di tutto bisogna individuare per quale motivo si utilizza un esercizio, da questo deriveranno le modalità esecutive e quindi le qualità sviluppate.

I primi due scopi del Chi Sao sono:

1) Imparare “l’uso del gomito” come fulcro dei movimenti delle braccia.

2) Sviluppare la “Struttura” necessaria per supportare tutto il bagaglio tecnico della disciplina.

Ovviamente ci sono anche molti altri obbiettivi dei vari esercizi che compongono il Chi Sao, ma per i nostri scopi è sufficiente fermarsi a questi primi due per il momento.

Entrambi questi obbiettivi vengono introdotti e allenati da un esercizio base del Chi Sao cioè il “Look Sao o Poon Sao” ( entrambe le braccia a contatto, posizione statica frontale e “rolling” scambiando la posizione delle braccia).

In questo tool del Chi Sao i due partner devono “scambiare forza” per fare lavorare e sviluppare tutta la catena cinetica dai piedi fino al braccio (gomito), questo crea “Struttura”, cioè i collegamenti tra le sezioni del corpo e il suo uso basico. Lo scambio deve avvenire mantenendo specifici parametri : verticalità, equilibrio, distribuzione del peso sugli appoggi, timing dei movimenti e dell’ alternanza selettiva di contrazione/rilassamento, direzione e posizione dei gomiti e della forza espressa, ecc. . Il Chi Sao, infatti, appartiene agli esercizi con “grado di libertà limitata”, elemento funzionale all’apprendimento motorio di base.

Tutto ciò nel suo insieme richiede lo sviluppo di PROPRIOCEZIONE e CAPACITÀ COORDINATIVE.

Quindi se per “sensibilità” si intende lo sviluppo SECONDARIO E ACCIDENTALE di Propriocezione e Coordinazione dovuto all’ allenamento eseguito correttamente allora sì, si può dire che la “sensibilità” ( verso noi stessi) è un “effetto collaterale” del lavoro sulla Struttura e Coordinativo del Chi Sao in generale e del Poon Sao in particolare.

Quello che occorre comprendere è che creare tale “sensibilità” NON è lo SCOPO, bensì un MEZZO per per eseguire correttamente l’esercizio e sviluppare quelle che sono le vere qualità target.

Essendo Struttura e Gomito qualità che serviranno poi nell’uso pratico della disciplina è intuitivo che esse vengono allenate anche con tutti gli altri Strumenti di Allenamento del Ving Tsun Kuen e che il Chi Sao costituisce solo un approccio al tema.

POON SAO – LOOK SAO

Con il tempo e l’esperienza qualsiasi input che disturbi la corretta esecuzione dell’ esercizio sarà percepito immediatamente e sarà segnale di correzioni da fare per noi o il compagno, quindi la propriocezione non ha applicazioni pratiche di combattimento ( se non in pochi e statisticamente poco rilevanti casi) ma bensì una importante funzione didattica e di correzione.

Vediamo come.

Errori classici nel Poon Sao:

. Spalle che “bruciano”: i principianti normalmente non possono sostenere lo scambio di forza di un buon Poon Sao che per poco tempo. Presto cominciano a sentire le spalle affaticate e dolenti e devono interrompere l’esercizio. Questo è indicativo che non stanno generando la propria forza e scaricando quella del compagno usando il terreno, facendola passare attraverso il corpo, ma bensì stanno usando solo le spalle e le braccia come viene istintivo fare in un esercizio a contatto del genere. Col tempo impareranno a rilassare le spalle, a connettere in sequenza tutti i segmenti corporei coinvolti (coordinazione attraverso propriocezione) e quindi ad eseguire l’esercizio anche con intensità e dinamicità elevate e per tempi molto più lunghi.

. Fuggire la forza: quando il livello di forza scaricato su di noi dal compagno è troppo elevata invece di i mantenere i parametri esecutivi ( posizione, postura, angoli, ecc.) viene istintivo cercare di mutarli per non essere “sradicati”, cioè si cerca di deviare la forza in arrivo sulla nostra Struttura. Questa reazione assolutamente normale deve essere evitata e così facendo si “costringe” il corpo a sviluppare la corretta postura-coordinazione e a fortificare tutta la muscolatura-struttura coinvolta.

. Direzione errata della forza: nel dare forza verso il compagno può capitare di usare direzioni o angoli errati ( verso l’esterno, in basso, verso l’Inteno rispetto la linea centrale). Questo “disturbo” sulla Struttura verrà immediatamente percepito da un praticante con esperienza che accompagnerà o lascerà andare il braccio del compagno per segnalare l’errore. In questo senso il praticante esperto è divenuto “sensibile” ai parametri corretti di esecuzione del Poon Sao (o dell’esercizio di Chi Sao che sta eseguendo) aiutando il compagno a correggersi.

A latere è doveroso fare una digressione per spiegare che l’idea di applicare tale “coscienza sui contatti” in un combattimento ha poca possibilità di avverarsi in una disciplina basata sui colpi come il Ving Tsun Kuen.

La diffusa idea di poter “sentire” angoli e direzione di un colpo intercettato per adattarvisi è dovuta ad un’idea “applicativa” degli esercizi del Chi Sao ed è figlia di pratiche che si sono allontanate dall’uso reale della disciplina. Nella realtà le estreme velocità dei colpi e i tempi di reazione minimi di un combattimento reale richiedono di anticipare l’azione avversaria e di farlo con azioni di combattimento “automatizzate”, cioè che travalicano la coscienza e sono attuate senza “pensare”. Le automatizzazioni vengono sviluppate ANCHE con specifici Drills del Chi Sao in cui, di nuovo, la propriocezione ha mera funzione di controllo e correzione esecutiva.

Solo in una situazione di “lotta” , in cui il contatto con l’opponente è prolungato grazie alle prese, è possibile “sentire” cosa faccia l’avversario e lanciare contromosse adeguate, casistica che non riguarda ovviamente il bagaglio tattico di un pugilato come il Ving Tsun Kuen.

. Appoggiarsi col peso del corpo: altro errore a cui si diventa “sensibili” col tempo è quello di usare istintivamente il peso del corpo ( sbilanciandosi in avanti) per dare energia al compagno nel Poon Sao. Mantenere la verticalità e l’equilibrio sono tra i pilastri esecutivi dell’esercizio e del combattimento in generale. Ergo, anche in questo caso, il praticante esperto lascerà “cadere” il compagno per segnalare l’errore finché diventi conscio della corretta postura e di come coordinarsi per generare forza senza perdere la Struttura.

. Cadere all’indietro: errore opposto allo sbilanciarsi in avanti è quello di lasciarsi cadere all’indietro, qui sarà sufficiente una buona iniezione di energia del compagno per palesare l’errore e riparametrare la posizione.

. Sconnettere la Struttura: i vari segmenti corporei tra piedi e gomito devono agire in coordinazione ed “armonia” per poter assorbire la forza data dal compagno e immettere la nostra verso di lui. Scollegare piedi, ginocchia, anche, busto, spalle con una posizione errata rispetto il compagno o con un errato accoppiamento di tensione e rilassamento dei muscoli coinvolti ( coordinazione iter-muscolare ed Intra-muscolare) porterà alla perdita di Struttura, segnalando subito l’errore a chi lo commette: il fatto che il compagno ci “tocchi” o si perda l’equilibrio non è, in questa sede, un errore tattico o tecnico ( mentalità applicativa) bensì un errore esecutivo dell’esercizio da correggere.

. Uso delle mani: i gomiti devono dare direzione e angolo dell’energia trasmessa attraverso tutto il corpo ( collegamento dal terreno fino al gomito). Se il praticante perde il focus sulla posizione del gomito, magari perché torna all’istintivo uso delle mani come terminali della direzione, ancora una volta verrà toccato dal compagno, non sarà in grado di rimanere in Struttura o le braccia andranno verso direzioni errate innescando la correzione del compagno. Egli dovrà quindi riportare l’attenzione sul gomito “dimenticando” le mani in quanto, se il gomito lavora correttamente, le mani andranno in automatico nella corretta posizione/direzione.

Il principio del “gomito fisso” indica proprio la necessità di limitare i gradi di libertà dei movimenti delle braccia per sviluppare coscienza e uso corretto del gomito.

CONCLUDENDO

Dalla descrizione dell’esercizio, delle sue finalità e degli errori tipici si comprende, quindi, come la premessa iniziale ( propriocezione e coordinazione con la “sensibilità” come effetto collaterale) sia non solo corretta ma anche la sola logica e consequenziale.

La logica NON APPLICATIVA ma ASTRATTA o ALLENANTE degli esercizi tipici del Ving Tsun Kuen porta il praticante a sviluppare tutta una serie di qualità che verranno poi riportate ed allenate, come detto , anche in tutti gli altri Mezzi di Allenamento compresi i più specifici che richiedono performance e opposizione contro un avversario/compagno ( Gow Sao, Sparring).

Solo in questo modo si potranno usare le abilità sviluppate e i famosi principi in combattimento, cosa che permetterà di usare tutto il bagaglio tecnico-tattico rendendo, finalmente, reale ed efficace la disciplina.

“Don’t play Ving Tsun, just Fight!” (Philipp Bayer).

La sensibilità usatela con le donne …

Enrico Ferretti