Dopo avere praticato arti marziali e sport da combattimento, nel 1992 ho iniziato con il Ving Tsun/Wing Chun/Wing Tsun (è solo una personalizzazione del nome trascritto dalla lingua cinese) entrando in contatto con molti maestri che si riempivano la bocca facendosi chiamare SIFU, magari in possesso di qualche certificato/attestazione (1) e/o di qualche foto fatta ad Hong Kong con qualche anziano cinese.
Dopo aver conosciuto Philipp Bayer nel 2010, mi sono reso conto che tutti i maestri che avevo incontrato nei precedenti 18 anni, avevano solo una vaga idea del Ving Tsun: la maggior parte di essi insegnano esercizi (o meglio giochini) in modo accademico, fini a se stessi ed impraticabili nel combattimento reale, enfatizzando solo il concetto di morbidezza e sensibilità, senza preoccuparsi di allenare la potenza e la precisione del pugno e senza allenare lo sparring (goh sao) come fanno invece negli sport da combattimento.
L’opinione che mi sono fatto è che sono pochi quelli che hanno imparato veramente il sistema, sia tra quelli di prima generazione (allievi di Yip Man) che tra quelli di seconda, ma sopratutto sono pochissimi quelli che hanno combattuto veramente nei “Beimo” ad Hong Kong (Wong Shun Leung forse è stato l’unico).
Purtroppo, nell’ambiente delle arti marziali la maggioranza dei praticanti è interessata solo ad acquisire certificati, diplomi, indossare kimoni o divise ufficiali, … senza sapere che Yip Man e Wong Shun Leung non facevamo esami per attribuire livelli e non rilasciavano certificati: il Ving Tsun, prima dell’arrivo di Yip Man ad Hong Kong, veniva insegnato solo in famiglia all’interno del clan.
Questa sotto-cultura, genera nei praticanti la convinzione che dopo avere avendo acquisito un livello, cintura, etc. si è in grado di poter utilizzare le tecniche imparate negli esercizi fatti in palestra anche in una situazione reale (libera): molti non si rendono conto che allenando in modo accademico, lento e senza intensità, tutto funziona (anche girare attorno all’avversario …). Basterebbe provare contro un pugile o un praticante di sport da combattimento per capire cosa si è in grado di fare.
Il Ving Tsun è un arte marziale da combattimento (difesa personale) e gli istruttori/maestri che non hanno mai fatto sparring non potranno mai spiegare niente a questo proposito.
Una buona didattica non può prescindere da questi attributi:
1. buon pugno (2)
2. pronti a colpire
3. strategia
4. equilibrio
5. timing / opportunità
6. autocorrezione
Se dopo qualche anno avete dei dubbi sulla reale applicabilità di quello che state imparando o non avete avuto spiegazioni sul significato dei movimenti delle forme, consiglio di fare una ricerca personale e sentire anche altre campane, altrimenti si rischia di continuare a vivere nel mondo virtuale dalla propria palestra.
L‘importante non è sapere se il Ving Tsun che si pratica è quello originale (solo Yip Man potrebbe dirlo), ma rendersi conto se si riesce ad applicarlo.
Gianluca Felici
(1) alla Ving Tsun Athletic Association di Hong Kong, on line è possibile acquistare un certificato da esibire presso la propria palestra: http://www.vingtsun.org.hk/member.htm
(2) “Per generare potenza nel pugno, bisogna creare una struttura che utilizza l’intero corpo come unità e allinea tutti i muscoli nella direzione del punch. Per le persone con un piccolo fisico, questo è obbligatorio. Quando ho incontrato il mio sifu, il defunto Wong Shun Leung, ero perplesso come una persona così piccola, che pesava meno di 70 kg, potesse generare una potenza così incredibile con la quale egli riusciva a catapultare le persone, che pesavano significativamente più di Lui, senza alcuno sforzo visibile. E’ una cosa che nessuno ha potuto fare a lui! Attraverso l’allenamento è evidente che non ci sono stati trucchi. Era solo una questione di metodi intelligenti di addestramento del sistema Ving Tsun.” Philipp Bayer